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architettura, arte e storia sulla via della seta

maggio 2019

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L'attuale Uzbekistan corrisponde in buona parte all'antica provincia persiana di Sogdiana, già importante in epoca achemenide (primo impero siriano). Conquistata da Alessandro Magno nel IV secolo a.C., passò poi sotto il dominio dei turchi. Tra il VII e l'VIII secolo la regione conobbe il dominio degli arabi, per passare  nuovamente sotto il controllo dei turchi nel X secolo. Nel XIII secolo entrò a far parte dell'impero mongolo, prima sotto Genghis Khan e poi sotto Tamerlano e così Samarcanda diverrà uno dei grandi centri dell’ Impero Timuride e dell'Asia Centrale musulmana. Dal XVI secolo, con la dinastia di origine mongola degli Shaybanidi il paese comincia a chiamarsi Uzbekistan e nella seconda metà del secolo la capitale viene spostata a Bukhara. Emergono successivamente due formazioni destinate a durare tra alterne vicende fino alla metà del XIX secolo: il Khanato di Khiva e il Khanato di Bukhara, spesso in conflitto tra loro, e dal Settecento si formerà, più a est, il Khanato di Kokand. La regione fu per tutta l'epoca dell'Impero Safavide (XVI secolo - metà del XVIII secolo) al centro di conflitti sia con i sovrani persiani che, più tardi, con la nascente potenza russa. Nel XIX secolo, l'impero russo cominciò la sua espansione nell'Asia centrale; ma a differenza di altri territori turchi centroasiatici (Kazakistan, Kirghizistan), Khiva e Bukhara non vennero subito annesse, bensì divennero emirati vassalli della Corona Zarista. I canati uzbeki di Bukhara e di Khiva furono fondati nel XVI secolo, seguiti nel XVIII secolo dal canato di Kokand. Dopo la rivoluzione bolscevica del 1917 seguì una seconda fase dei rapporti con la Russia, con la creazione, dopo varie complesse vicende, l'Uzbekistan entrò a far parte dell'Unione Sovietica. Il 1º settembre 1991 l'Uzbekistan, dichiarò l'indipendenza. Mentre gli stati baltici guidarono la battaglia per l'indipendenza, quelli dell'Asia centrale ne ebbero timore.

URGENCH

5 maggio

Dopo la notte passata all’ Hotel Idea di Malpensa come nostra abitudine, con un volo della Uzbekistan Aiwais partiamo alle 20.45 (ora locale) e arriviamo dopo circa 5 ore alle ore 05.45 (ora locale) all’ aeroporto di Urgench dove incontriamo l’accompagnatore Paolo Sartori e la guida Jasurbek Hudayberdiev…più semplicemente Jasur! Fa un caldo estivo ma non umido per fortuna: ci aspetteranno almeno 32, 33 gradi…In pullman raggiungiamo Khiva, la nostra prima tappa, dove alloggiamo all’ Hotel Lokomotiv. Incredibile, ci assegnano una suite! Solo a noi! Ci è già successo altre volte in 2 in Cina e 1 in Spagna!

 

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KHIVA

6 maggio

Khiva è la città uzbeka più peculiare e la sua storia è inestricabilmente connessa con la storia del leggendario stato di Khorezm con capitale a Urgench. Nel X secolo Khiva è menzionata come un importante centro commerciale sulla Via della Seta. Tutte le carovane da e per la Cina vi facevano una sosta e dall'alba al tramonto un flusso infinito  di cammelli entrava in città. All'inizio del XVI secolo lo stato di Khorezm divenne sede delle tribù nomadi uzbeke, che qui fondarono Khive Khanate. Tuttavia, Khiva non divenne immediatamente la capitale del Khanato lo fu nel 1598 solo dopo che l’ esistente capitale Urgench, era stata distrutta da un’ inondazione del fiume Amu Darya. Nel diciannovesimo secolo la Russia annesse parte di Khiva e un secolo dopo, nel 1919, l'ultimo Khan fu liquidato dalla dinastia regnante e così Khiva divenne la capitale della nuova Repubblica popolare sovietica di Khorezm. Nel 1924 i territori  di Khorezm divennero una parte del moderno Uzbekistan e Turkmenistan. Ci sono molte leggende interessanti che raccontano l'origine di Khiva. Presumibilmente, la città è cresciuta intorno al pozzo Hewvakh, che oggi si può vedere bene nella parte vecchia di Khiva, che la tradizione vuole sia stato  scavato su ordine di Sem, il figlio maggiore di Noè.

E’ una città unica che rivendica giustamente il titolo di "settima meraviglia del mondo", grazie alla sua autentica atmosfera che sembra si sia fermata  in una età lontana. La maggior parte della città di Khiva è simile ad un museo e nel nucleo di questo museo - il castello-fortezza “Itchan-Kala" - sono concentrati tutti i suoi capolavori architettonici. Coloro che entrano nella fortezza, restano  meravigliati per i suoi  minareti, i vicoli lastricati in pietra, le facciate degli edifici rivestiti di mattoni cotti intramezzati da mattonelle vetrificate dai colori suggestivi. Questa favola orientale dal 1990 è stata inclusa nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO.

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Itchan Kala

Itchan-Qala (letteralmente "fortezza interna") forma il nucleo interno di Khiva e i suoi confini coincidono con quelli dei secoli XVI-XV. E’ circondata da un muro di mattoni di oltre 2.200 m di lunghezza e 7-8 m di altezza fortificato con torri semicircolari e camminamento  merlato sulla parte superiore anticamente percorribile a cavallo. Le mura difensive di Itchan-Kala hanno protetto in modo affidabile Khiva fino all'invasione di Nadir-Shah verso la metà del XVIII secolo. La città si era espansa durante la dinastia Qungrad, poi gli iraniani la  conquistarono e il sistema di fortificazione fu parzialmente distrutto.

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Ci sono più di sessanta monumenti architettonici: palazzi, moschee, madrase, minareti e mausolei. Ognuno dei quattro lati di Ichan-Qala ha una porta (darvaza).

Le porte:

Ata-darvaza a ovest

Tash-darvaza

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Nelle vicinanze si trovava la statua del grande studioso Al-Khorezmi (dal suo nome deriva il termine Algorithmo), padre dell’algebra e astronomo. Per lavori alla metro è stata purtroppo temporaneamente spostata…

verso il deserto di Karakum, a sud

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Palvan-darvaza

Bahcha-darvaza 

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verso Hazarasp e il fiume Amu-Darya, a est

sulla strada per Urgench, a nord

Dopo la colazione iniziamo la visita entrando in città attraverso la porta Ata-Darvasa, ammirando le possenti mura, semidistrutte da bombardamenti ma in parte egregiamente ricostruite. Sulla sinistra la cittadella-fortezza Kunya-Ark e a destra la Madrasa di Muhamad-Amin-khan con il famoso minareto Kalta Minor.  Questo "Mini minareto" e la Madrasa di Muhammad Amin-khan avevano lo scopo di completare il piano della grande piazza vicino alle porte occidentali di Itchan-Qala. Sarebbe dovuto diventare il minareto più grande e pi ù alto dell'Asia centrale tuttavia, la costruzione fu interrotta dopo la morte di Muhammad-Amin khan nel 1855, dopo una battaglia con i turkmeni, come riportato dallo storico Munis. La sua base massiccia ha un diametro di 14,2 metri ma è alto soli 26 metri. La leggenda racconta invece che il Bukhara-khan, scoperta la costruzione di questo  grandioso minareto a Khiva, avesse concordato con il suo architetto la costruzione di un minareto più alto a Bukhara. Il Khiva khan si arrabbiò,  fermò la costruzione e ordinò di gettare l'architetto  dall’ alto del minareto. Decorativamente parlando il minareto blu brillante di Kalta-Minor non ha eguali in Asia centrale ed è l'unico la cui superficie è interamente ricoperta da piastrelle smaltate colorate.

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Da notare gli elementi decorativi  in ceramica  che rappresentano i quattro elementi dello zoroastrismo: terra, aria, acqua, fuoco.

Proseguiamo verso Kunya Ark  la cui costruzione iniziò nel 1686-1688 e alla fine del diciottesimo secolo era “una città in una città", separata dall' Itchan-Kala da un alto muro. Il forte serviva da residenza per i Khan e consisteva di molti ambienti : harem, moschee invernali ed estive, zecca e annessi servizi (stalle, magazzini, officine, ecc.). Gli edifici sono stati costruiti attorno a cortili e cortili collegati da un sistema di corridoi. L'area vicino all'ingresso del  Kunya Ark era utilizzata per parate militari, addestramento e cerimonie. C'era anche un posto speciale per l'esecuzione delle sentenze capitali e lo "Zindan" (prigione), adiacente al muro orientale.

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Molto è stato distrutto ma il kurinishhana (area di accoglienza), è sopravvissuto con un bellissimo talar con pareti maiolicate che si eleva dal terreno di cinque gradini per conferire a questo spazio una rilevante importanza in quanto ospitava il trono del khan. Al centro del cortile, su una pedana circolare era allestita una yurta, la tipica tenda dell’ Asia centrale retaggio di un nomadismo non proprio dimenticato, dove il khan riceveva gli ospiti nel periodo invernale. Sul lato est della fortezza si trova la moschea estiva con un incantevole mirhab maiolicato collocato al centro della parete di fondo del talar con alla sua destra un minbar di cinque gradini anch’ esso maiolicato.

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Visitiamo un bottega di intagliatori del legno che producono tra i tanti oggetti un curioso leggio trasformabile per molti usi. Curiosa la ricostruzione di una bottega di fabbri con manichini dall’ aspetto molto naturale ed interessante anche un laboratorio di ricamo con ragazze al lavoro.

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Pausa pranzo non senza aver assistito alla produzione del pane cotto nel tandoor posto affianco al ristorante e incontrato un assonnato cammello che riposa sulla sabbia.

Il tandoor (ˈtaːnduːr) o tandoori (tanˈdoˑori) è un forno d'argilla a forma di campana rovesciata o cilindrico con il fuoco posto sul fondo. In Uzbekistan esistono ben 17 tipi diversi di pane.

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Dopo pranzo visita alla necropoli e al  Mausoleo Pahlavan Mahmud. La necropoli è il centro religioso di Itchan-Qala e risale al 1362 ma venne poi ricostruita nel XIX secolo e nel 1913 requisita per essere trasformata nel mausoleo di famiglia del khan.  Si formò attorno alla tomba del mecenate di Khiva, Pahlavan-Mahmud (1247-1326) che era poeta, filosofo e conosciuto come “lottatore santo”, maestro spirituale di tutti i sovrani di Khiva e patrono della città. Fu sepolto nel suo laboratorio di pellicciaio che divenne presto un piccolo mausoleo poi trasformato in un luogo di culto.

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La sala che custodisce la tomba del khan Mohammed Rakhim che regnò dal 1806 al 1825 è vicina al mausoleo.

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Al fine di rafforzare e sviluppare le prerogative dello stato in un paese sottoposto per quasi un secolo all'anarchia, Mohammed Rahim Khan lanciò una serie di importanti riforme: fondò un consiglio superiore per migliorare l'amministrazione, le tasse di riforma e portare ordine nel sistema doganale. Fu il primo sovrano  a battere moneta d'oro e d'argento. Salì al trono dopo la tragica morte del fratello maggiore Eltouzar che regnò dal 1804 al 1806. Fu lui stesso a fuggire a Khiva, dopo il fallimento del raid contro Bukhara in cui Eltouzar trovò la morte.  Il complesso comprende anche una madrasa e un minareto con eleganti piastrellature a fasce. Un pilone del portale reca una lastra di marmo con un epitaffio per un cortigiano di Ilbar-khan II (1728-1740). Un altro Khan di Khiva, Asfendiyar, in anticipo preparò una grande tomba di famiglia nella necropoli ma mentre sua madre, Kutlugbiki-khanum, fu sepolta in questo luogo,  lui  fu sepolto fuori da Itchan-Qala. Ancora oggi gli uzbeki usano effettuare pellegrinaggi alle tombe dei santi e questa antica tradizione si perpetua con l’ ascolto degli imam che recitano versetti del Corano, mangiando pezzi di pane benedetto e bevendo l’ acqua del pozzo collocato nel cortile esterno. La tradizione è praticata non solo da persone malate ma anche da giovani coppie che vorrebbero un figlio, da chi desidera una grazia, ma anche in occasioni di matrimoni, circoncisioni, compleanni e anniversari.

Si prosegue verso la Madrasa Islam-Khodia dedicata al primo ministro durante il governo di Muhammad Rahim-khan II (1863-1910) e a  suo figlio Esfendiyar-khan (1910-1920). A Islam-Khodia si deve  la costruzione di questa madrasa che ha venti stanze per gli studenti, la biblioteca e un paio di sale di studio che con i loro caratteristici iwan (iwan: ambiente chiuso e coperto – sito a un'estremità di una qualsiasi costruzione, in genere moschea, madrasa o mausoleo- che si apra verso l'esterno e il cui ingresso sia per lo più sormontato da un arco) si affacciano sul piano terra di un cortile rettangolare). Fece costruire anche un ospedale, la farmacia, l'ufficio postale e telegrafico e le scuole laiche di Khiva.  L’ adiacente minareto con i suoi 57 metri è il più alto  di tutto l’ Uzbekistan e il simbolo di Khiva. Decorato da cinture orizzontali di mosaico smaltato blu scuro, bianco, blu e verde ha la piattaforma superiore a 45 metri di altezza ed è il punto di osservazione più alto di Khiva. La decorazione della facciata principale è in maioliche blu e bianche. 

La moschea occupa il settore sud-orientale della madrasa e svariati ganch  (ganch: uno dei più antichi tipi di arti decorative architettoniche dell'Uzbekistan) decorano il mihrab. Chiunque non sia stato in Asia centrale difficilmente conosce il significato di ganch: non è né pietra né argilla, ma qualcosa nel mezzo.

 

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Si ottiene cuocendo una roccia contenente gesso e argilla e macinandola in una polvere che viene poi mescolata con acqua e una soluzione di colla vegetale. Poi si solidifica lentamente mentre si asciuga. Le sue sfumature vanno dal grigio chiaro al giallo chiaro. La scultura di Ganch è una delle forme uniche e antiche dell'artigianato artistico dell'Asia centrale. La tecnica di base del ganch è la seguente: sullo strato di sfondo bianco o colorato del ganch viene applicato lo strato bianco e il contorno del disegno viene ritagliato lungo l'intonaco con uno scalpello appuntito in modo tale che lo sfondo colorato sia visibile attraverso gli spazi vuoti. È un'arte intricata che richiede molti anni di duro lavoro per impararla. Fonte Wikipedia

Un piccolo approccio al palazzo Tash-Khovli costruito nella prima metà del XIX sec nella parte orientale della città interna. Nella parte meridionale si trovano il cortile di accoglienza, Arz-Khovli, e un cortile per l'intrattenimento, Ishrat-Khovli. La parte settentrionale è occupata da un harem e labirinti di corridoi uniscono le varie parti degli edifici.

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Particolare il basamento in marmo recante il disegno di una svastica inscritta in un ottagono. La forma della svastica è molto antica, già radicata nelle civiltà mesopotamica e iranica.

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Ora eccoci davanti ad un capolavoro di architettura: La “MOSCHEA CATTEDRALE DI KHIVA”, altrimenti nota come moschea Juma ovvero del venerdì (jameh), originaria del X secolo, si trova sulla strada che porta dalla porta di Palvan-darvaza alla porta Ata-darvaza. È una moschea tipicamente arcaica con un soffitto piatto su colonne in legno che non ha analoghi in Asia centrale, infatti solo le antiche moschee arabe avevano un aspetto simile.

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La luce che attraversa i tre lucernari del soffitto e le colonne in legno intagliato danno l’ impressione di essere in una foresta creando un'atmosfera esclusiva per la preghiera. Ci sono 218  colonne, in maggior parte realizzate con tronchi d'albero nei secoli XVIII – XIX ben riconoscibili per il motivo floreale tipico di Khiva, quattro  hanno iscrizioni “Naskh” (stile calligrafico con caratteri arrotondati): ventuno del X- XII secolo hanno iscrizioni arabe. Le colonne sono livellate per mezzo di varie basi di pietra e Il mihrab è coperto da una cupola con motivi floreali di iris e rose selvatiche ai lati. Il  minareto, che è uno dei più alti del centro storico di Khiva, ha un diametro di 6,2 m alla base e un’ altezza è di 32 m. ed è incoronato da una lanterna a otto archi con una cornice di stalattiti e una cupola. Un fatto curioso: cinque dei minareti di Khiva si trovano sulla stessa linea ad una distanza di circa 200 mt. 

Saliamo su un terrazzo panoramico di Kunya Ark per la rituale fotografia con lo sfondo di Itchan-Kala per poi tornare in hotel per la cena. In serata torniamo nel centro antico per ammirare i monumenti illuminati. La scritta su un chiosco ci fa sorridere….(sia ben chiaro che la scritta è in russo "cassa"…..)

Domani saremo a Bukhara

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MISCELLANEA DI FOTO

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