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"MAROCCO"    2013 

Un viaggio alla scoperta delle antiche città imperiali, tra souk e palazzi dal fascino immutabile, tra antiche kasbah e i grandiosi panorami del deserto e dell' Atlante.

I nostri sensi si sono persi  fra paesaggi meravigliosi, suoni particolari e profumi colorati.

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2a parte: MEDIO ATLANTE E OASI MERIDIONALI

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6 settembre-Rabat-Volubilis-Meknès-Fès (290 km)

 

Volubilis

Volubilis (Walili) è un sito archeologico romano, situato ai piedi del monte Zerhoun, a 27 km a nord di Meknes che si estende per circa 40 ettari solo parzialmente scavati. È il sito archeologico più noto del Marocco ed è inserito nell'elenco dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Ammiriamo resti imponenti quali la basilica che presenta due esedre contrapposte, il capitolium dei Severi (nel Foro), templi risalenti al I secolo, l'acquedotto e le terme. Poco prima dell'ingresso ovest si trova un imponente arco di trionfo costruito da Marco Aurelio Sebastiano in onore di Caracalla e di sua madre Julia Domna, come testimoniano i loro nomi scolpiti sul frontone. Proseguendo verso sinistra (in direzione SSO) dopo il Foro e la basilica più a sud si giunge ai bagni pubblici. È caratteristica la presenza in numerose case di frantoi e vasche per la produzione dell'olio d'oliva. Sono riconoscibili quattro porte, la principale delle quali, collegata alla strada proveniente da Tangeri, immette nel decumanus maximus che prosegue fino all'ingresso ovest. Lungo il decumano si trovano i resti di numerose case decorate con mosaici policromi, alcuni dei quali in ottime condizioni di conservazione. Tra i più importanti quelli situati nella casa di Orfeo (Orfeo con lira che incanta gli animali, Anfitrite su biga trainata da ippocampo, i nove delfini), nella casa del corteo di Venere e nella casa delle colonne. Io e Bianca siamo oggetto di uno scherzo fatto dalla guida locale.......Il video fatto per l' occasione è più efficace di altre spiegazioni....(Vedi su Youtube "Carlo Amato channel": Viaggio in Marocco 2013, seconda parte) Si prosegue per Moulay Idriss.

 

 

Moulay Idriss 

Moulay Idriss è una città e un importante sito religioso nel nord del Marocco. Per molti secoli è stato un luogo di pellegrinaggio, grazie alla tomba del fondatore della città, Moulay Idriss el Akhbar, un discendente del profeta Maometto. Moulay Idriss è considerata la più sacra città del Marocco con il santuario di questo santo facendolo essere il luogo del più grande pellegrinaggio del paese e si riempie di marocchini di tutti i ceti sociali per il moussem annuale a fine agosto. La città è stata aperta ai non musulmani da oltre 70 anni anche se non possono entrare nel santuario. Una trabeazione in legno posta all' ingresso, sotto la quale i fedeli passano curvandosi, ne indica lo status di terreno consacrato o horm. Nel 2005 il governo marocchino ha deciso di consentire i locali di convertire le loro case a pensioni e cominciano a consentire ai non-musulmani di dormire durante la notte nella città, cosa che fino ad allora era stato vietato. La città è anche famosa per la sua "torrone" che viene venduto sulle bancarelle intorno alla piazza e vicino alla moschea che ha l'unico minareto cilindrico in tutto il Marocco. E proprio nella piazza vediamo le varie sfumature di questo popolo, gli asini e i muli usati come mezzo di trasporto delle merci (e delle persone), i colori degli abiti delle donne e gli odori delle spezie. Ci rimettiamo in viaggio per Meknès.

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Meknès

Un primo insediamento della città di Meknès fu fondato nel X secolo sul fiume Boukefrane dalla tribù berbera dei Meknassa, in una zona rigogliosa coltivata ad olivi, legumi e fichi. Durante i regni degli Almoravidi, Almohadi, Merinidi, Wattasidi e Sadiani conobbe alterne vicende di declino e rinascita: fu più volte saccheggiata, rasa al suolo e ricostruita. Il periodo d’oro coincise con la sua elezione a capitale del Marocco nel 1672, sotto il regno di Moulay Ismail, suo benefattore, che reclutò maestranze e schiavi per costruire monumenti grandiosi: mura, bastioni, porte monumentali, immensi granai, scuderie ed un fastoso palazzo che ospitava il suo famoso harem (pare che avesse circa 500 mogli e concubine e più di 800 figli). Solo un sogno di Moulay Ismail rimase incompiuto: quello di riuscire a completare il perimetro delle mura, ben conservate, che circondano la Medina. Alla morte del sovrano, Meknès conobbe un periodo di decadenza, perse il ruolo di capitale, trasferita a Fès e Marrakech. Oggi la città ha più di mezzo milione di abitanti ed il centro storico, per il suo fascino, è stato inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Si inizia la visita da Piazza el-Hedim (piazza della demolizione e del rinnovo) che fa da spartiacque tra la Medina, la Mellah (ghetto ebraico posto ad ovest) e la Città Imperiale. Nella zona centrale si trova una splendida fontana, però sempre spenta; tutt’intorno ci sono molti negozi di barbieri dalle insegne carine e particolari. Un tempo, come piazza Jama el Fna a Marrakech, era luogo di ritrovo per artisti da strada, caratteristica da mille e una notte un po’ persa in questi ultimi anni. Da el-Hedim si coglie in tutta la sua bellezza e maestosità dell’imponente porta Bab el Mansour, una delle più importanti del Nord Africa, che prende nome dall’architetto che la edificò, un cristiano convertito all’Islam che godette di grande prestigio presso la corte di Ismail. La porta, dalla quale si accede alla Città Imperiale, è un adattamento dello stile classico almohade con aggiunte decorative di stili diversi; è realizzata con piastrelle bianche alternate con vari tipi di verde luccicanti al sole. Accanto al Bab Mansour c’è la piccola porta, Bab Jemaa en Nouar, dello stesso stile e fascino orientale, come la Bab el-Jedid, presso la quale vi sono le piccole botteghe dei commercianti di strumenti musicali. A Nord di el-Hedim si trova la Medina vecchia, vero cuore pulsante della città, ricca di colori, sapori, suoni ancestrali. Come tutte le medine del Marocco, è disseminata di souk e bazar divisi in zone a seconda della merce in vendita, dalla falegnameria ai tessuti, dall’henné ai tappeti. Nel souk delle spezie, cocuzzoli di peperoncino e collinette di zafferano spiccano dai variopinti banchetti che vendono di tutto: olive, cannella, arance, perfino camaleonti usati come insetticidi naturali. Nel souk Sekkakine spicca il bollitore tradizionale dal buffo manico; in quello Bezzazine cesti di vimini intensamente profumati creati da abili mani artigiane. Al centro della Medina si erge la medersa Bou Inania, fondata intorno al 1350 dal sultano merinide Abou El Hassan, cui si deve anche la Chellah di Rabat. Sull’unico cortile interno si affacciano le stanzette degli studenti con eleganti divisori in legno di cedro finemente intagliato. Le pareti sono decorate anche con zellij. Ottenuto il permesso di visitare alcune celle, si può salire sul tetto della medersa dal quale si gode un suggestivo panorama sulla Grande Moschea e sui tetti in tegole verdi, tipici di Meknès. Dentro le mura trovasi la Koubba El Khayatine, un tempo sala di ricevimento degli ambasciatori presso la corte imperiale. Poco più avanti, attraverso una ripida scalinata, si raggiunge la Prigione degli schiavi cristiani, spesso impiegati nella realizzazione dei megalomani progetti dei sultani e, da morti per gli stenti, sepolti nelle mura in costruzione. Il monumento più importante della Città Imperiale è l’Heri As-Souani vicino al complesso Dar el-Ma (Castello d’acqua), noto come “Le scuderie di Ismail”. Trattasi di enormi magazzini e granai dagli alti soffitti e dai muri spessi tre metri, nei quali venivano ammassati i viveri in caso di assedio o per i periodi di carestia; e scuderie, pare, per ben 12.000 cavalli. Nei sotterranei erano in funzione impianti idraulici per avere acqua in ogni ambiente. Purtroppo gran parte degli edifici, costruiti con un impasto di terra e calce, assai friabile, hanno subito l’incuria del tempo, per cui possiamo soltanto intuirne l’antico splendore. Intatto è invece l’Agdal Souani, il vasto bacino rettangolare che si estende davanti ai granai per 4 ettari e che serviva da serbatoio per l’irrigazione. Ora é meta di svago dei giovani di Meknès. Dalle Scuderie di Ismail si giunge al vicino Mausoleo di Moulay Ismail, inaugurato nel 1677 e considerato dai musulmani, soprattutto dalle donne, come luogo che porta baraka (buona sorte). Visitabile anche dai non islamici, come tutti gli edifici sacri arabi ha le pareti ricoperte di stucchi e mosaici che riproducono brani del Corano e disegni geometrici; i pavimenti ricoperti dagli stupendi tappeti di Meknès e fontane di marmo cesellato. La bellezza degli zelij e degli stucchi è notevole in tutte le aree del palazzo che si compone di una serie di cortili e stanze che culminano nel santuario vero e proprio in cui è sepolto il sultano. La Città Imperiale conserva anche le vestigia di altri monumentali palazzi voluti da Moulay Ismail: quelle di Dar el-Kobira, primo palazzo eretto dal sultano, che contava due moschee e più di venti padiglioni. Poi il Dar el-Makhzen, sopravvissuto fino ad oggi e diventato residenza reale minore (se ne intuisce la maestosità dai portici a cielo aperto), perciò non visitabile. Il Museo delle arti marocchine, sito nel palazzo Dar Jamai risalente al XIX secolo, merita una visita: contiene manufatti di ogni genere, in particolare quelli che hanno contribuito alla fama di Meknès: ceramiche, ricami (eseguiti dalle suore della locale chiesa di San Francesco), cofanetti, moucharabieh (grate realizzate con listelli di legno sovrapposti così da creare fori romboidali e dalle quali si può osservare senza essere visti) superbamente dipinti, Tappeti del Medio Atlante (in particolare quelli della tribù di Beni Mguild dalle complicate geometrie) e creazioni in “damaschinato”, una pratica tradizionale attraverso cui un filo d’argento o d’oro viene battuto su un oggetto in ferro da decorare poi posto in forno ove acquista il tipico colore nero. Davanti al museo si erge una bella fontana, punto d’incontro delle donne. Verso Fes, dove arriviamo in serata e alloggiamo all' Hotel Barcelò.

 

7 settembre-Fès

Capitale dell’artigianato marocchino, Fes vanta con orgoglio una grandissima tradizione nelle attività della ceramica, del legno e del cuoio. In questa città sembra di respirare un’aria medievale. Pur essendosi adattata alla vita moderna, Fes è stata capace di non perdere nulla delle sue tradizioni, e lo stile di vita dei suoi abitanti non è cambiato molto dal XIII secolo anche se è legata alle sue radici francesi. La struttura di Fes è molto semplice, una medina marocchina separa le due città Fes el Vali (vecchia Fez) e Fes el Djedid (nuova Fes) da Ville Nouvelle. Fes el Djdid è un posto bellissimo, ricco di palazzi reali e favolosi giardini. Fes el Vali è molto caotica, ci sono tanti mercati, vicoli, per fortuna abbiamo una guida altrimenti rischieremo di perderci anche perché tutte le indicazioni stradali sono scritte in arabo. La vecchia medina, chiamata Fès el-Bali (vecchia Fes) è una delle aree pedonali più estese del mondo, la città costruita nel medioevo è un enorme labirinto di stretti vicoli dove non ci sono macchine. Da allora sembra che il tempo non abbia cambiato le cose più di tanto, la città vive nel passato, quasi come se fosse un museo all’aria aperta. Per questi motivi Fès el-Bali è stato riconosciuto patrimonio mondiale dell’UNESCO.  Gli itinerari turistici dei souk (mercati o mercatini) sono ben segnalati da cartelli stradali e consentono un primo approccio amichevole con la medina, prima di passare all’esplorazione profonda del labirinto, dove perdersi è praticamente scontato. I souk sorgono su strette strade che si intrecciano come in una rete, spesso hanno coperture per proteggere dal sole. Abbiamo  visto venditori di galline vive, petali di rose e teste di capra e vetrine con esposte dentiere.....

 

Il souk dei conciatori

Il sito si trova a Wadi Fes ed è caratterizzato da odori acri, ma è decisamente affascinante perché permette di vedere tutto il dietro le quinte del mondo della conceria. Ci viene consegnato un rametto di menta prima di entrare in questo quartiere: deve essere annusato quando gli odori della lavorazione della pelle diventano troppo nauseabondi. Le concerie di Fes sono rinomate in Marocco. Showara, la più importante, è divisa in 2 aree: quella delle vasche di ammoniaca bianche, usate per il primo trattamento delle pelli grezze e quella delle vasche colorate, usate per colorare le pelli lasciate in ammollo per 4 giorni. Durante la settimana si vede la gente lavorare con i piedi e il corpo nelle vasche vecchie di secoli in uno scenario dantesco! Nel negozio legato alle concerie un' esposizione infinita di borse, cinghie, le famose "babbucce" ed altri oggetti in pelle. A Place el-Seffarine si affacciano le botteghe degli artigiani che lavorano oggetti in ottone e argento, in un frastuono assordante!

 

I monumenti della "Firenze del Maghreb"

Moschee, palazzi intarsiati dalle ceramiche e decorati da scritte arabe costituiscono la maggior parte delle attrazioni di questa città marocchina. Tra le moschee la più famosa è la Karaouiyine realizzata nell'857 da Fahima, figlia di Muhammad al-Fihri e viene visitata per le sue incredibili decorazioni e per le sue grandi dimensioni, in grado di ospitare 20mila fedeli. Oggi è parte dell'Università di Al - Karaouiyine, fondata nel X secolo è la più antica istituzione educativa di tutto il mondo. 

 

Medersa Bou Inania

La Medersa Bou Inania è una perla, uno sfarzoso capolavoro che testimonia la ricchezza dell’antica città imperiale di Fes.

 

La Zaouia di Moulay Idriss II 

Solo ai musulmani è concesso l'ingresso a questa costruzione sacra, luogo di insegnamento e nello stesso tempo di culto, famosa perché racchiude le spoglie del santo Moulay Idriss II, il fondatore della città di Fes. Su questa tomba è facile trovare donne ricurve a pregare.

 

Palazzo Reale

Il mastodontico palazzo reale (Palais Royal) è attaccato alla Medina nuova, la porta d’oro zecchino lascia immaginare interni esagerati, che però non si possono visitare… sono del re.

 

Fes el Jedid - Nuova Fes 

La parte nuova di Fes, chiamata Fes el-Jedid, risale in realtà al XIII secolo, quando fu realizzata per volere del sultano Abu Youssef Yacoub per installarvi le sue truppe più fidate. La Medina è circondata da possenti mura intervallate da porte meravigliose.

Di questa parte della città visitiamo il quartiere ebraico (Mellah) all'interno del quale si trova la Sinagoga Habarim e il cimitero ebraico. Immancabile pranzo in un tipico ristorante nella medina.

La nostra guida ci porta poi a visitare un laboratorio dove su antichi telai si confezionano splendidi tessuti e sciarpe per formare i famosi turbanti. Un corso accelerato e impariamo ad avvolgere le nostre teste in sciarpe di seta o cotone.

Una visita la effettuiamo anche al museo delle Arti e dei Mestieri del legno, ubicato nel bel Foundouk el-Nejjarine, antico caravanserraglio, che ospita sui suoi tre piani tutta la collezione. Il Marocco dispone di diverse essenze di legno, che si ritrovano poi nei lavori intarsiati e in altri oggetti di ebanisteria. 

Gli artigiani del quartiere fabbricano mobili e oggetti tutti in cedro, palissandro, argania, pino, quercia. I motivi del moucharabieh vengono spesso ripresi su sedie e poltrone. In tarda serata torniamo nella Medina ed assistiamo in strada ai festeggiamenti dedicati ad una sposa portata a spalla su una specie di portantina luccicante immersa in una moltitudine persone. Spettacolo molto divertente e particolare!

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8 settembre - MEDIO ATLANTE - Midelt-Erfoud-(365 km)-Dune di Merzouga (deserto Erg Chebbi)

 

Dopo la prima colazione partenza per Ifrane. La sensazione dominante all’arrivo a Ifrane è quello della frescura. Ampi viali, spazi verdi, ville in stile europeo, scoprirete qui un aspetto sconosciuto del Nordafrica. Le sorgenti e i laghi abbondano in questa regione al centro di una macchia di cedri. Gli chalet dal tetto a punta evocano sorprendentemente la Svizzera. Una pausa di infinita dolcezza. A sud-est, sulla strada N8 verso Azrou, innumerevoli vulcani spenti formano un paesaggio dall’ aspro orizzonte che ricorda i crateri lunari. Alcuni chilometri dopo le ultime abitazioni la strada si tuffa in una natura lussureggiante e ricca di verde, tutto intorno crescono alti pini e si distendono verdeggianti prati rigogliosi, è qui che inizia la maestosa Foresta di Cedri.   Assaporiamo con calma l'atmosfera di questa località che nei mesi invernali è sovente ricoperta dalla neve, strano ma vero infatti, qui ad Azrou e nella vicina Ifrane, si trovano alcune tra le più belle piste da sci dei monti dell'Atlante che, in inverno, attirano migliaia di visitatori. Lungo la strada vediamo accampamenti di nomadi con le khaima, le tende fatte con tessuto di peli di capra e di cammello che offrono protezione contro il freddo ed il calore. L' interno delle tende è diviso in due. Una parte, che contiene in genere una cucina ed un telaio riservata alle donne e ai figli, l' altra separata da uno schermo, è destinata agli uomini e agli ospiti. Una sosta per il pranzo a Midelt in un bellissimo ristorante, e si continua il viaggio verso Erfoud ammirando paesaggi suggestivi che in alcuni tratti ci ricordano il Grand Canyon in Arizona. Erfoud è conosciuta con il nome di "Porta del Sahara", vicino alle dune di  Erg Chebbi, dove ci recheremo nel pomeriggio con un mezzo fuoristrada. Molti film sono stati girati nella zona, alcuni tra i più famosi sono: Prince of Persia - 2010 - Direttore Dick Richards, La mummia - 1999 - regista Stephen Sommers; March or Die - 1977 - Direttore Dick Richards. Mentre molti Ksars (villaggi fortificati) esistono da secoli, Erfoud è stato costruito nuovo dai francesi intorno al 1920.  Nei dintorni di Erfoud si trovano molte cave a cielo aperto di fossili marini del Cretaceo che si possono comperare a buon prezzo e noi facciamo scorta! L' albergo, il Palm' s Hotel, ci stupisce per la sua magnificenza e con la nostra solita fortuna in questo campo ci assegnano una suite di 60 mq......con accoglienza di scorpione (innocuo) all' ingresso! Breve riposo e poi......il deserto o meglio l' oasi di Merzouga e l' Erg Chebbi ci aspettano! Dall' albergo a bordo di un 4X4 le dune rosa che si innalzano in mezzo ad un deserto di pietre e sabbia, si estendono per 30 km e si innalzano per un' altezza massima di 250 mt. L ’Erg Chebbi, noto come grande duna rosa o porta del Sahara, è l’unico vero erg sahariano.  E' un paesaggio magico, le dune offrono uno scenario mutevole e affascinante quando la luce del sole le tinge di colori che vanno dall' oro al rosso. Arriviamo dopo una bella sgroppata su strade non asfaltate alla base di partenza per la nostra avventura a dorso di dromedario. Io monto sul primo per fare buone riprese video e foto e mi accorgo che siamo soli sotto il cielo. In maniera imprevista, siamo invitati alla riflessione e all’introspezione: siamo avvolti dal silenzio del deserto. La leggenda vuole che le dune dell’Erg Chebbi siano la punizione di Allah che seppellì una ricca famiglia locale con una tempesta di sabbia perchè aveva rifiutato l’ospitalità a una povera donna e a suo figlio. Una piccola scalata ad una duna, non senza difficoltà per la sabbia caldissima e la fatica che ci vuole per muoversi, poi su in cima una vista strabiliante. Torniamo al campo base ed assistiamo allo spettacolare tramonto. Ma le sorprese non finiscono. E' notte quando torniamo verso l' albergo e all' improvviso il fuoristrada si ferma. Un guasto? Un sequestro? Ma no, niente di tutto questo. La nostra guida ci dice di scendere e di alzare gli occhi al cielo. Che spettacolare cielo stellato! La via lattea si staglia in una nitidezza spettacolare! Io e Bianca ci commuoviamo alle lacrime, ebbene sì!  

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9 settembre-Erfoud- Rissani-Valle del Dràa-Zagora  (310 km)

 

Partenza il mattino subito dopo la prima colazione per la valle del Draa percorrendo la N12 la R108 e poi la N9. Costeggiamo il palmeto di Tafilalt, oasi un tempo ambita sosta per le carovane che arrivavano qui esauste dopo settimane di deserto. Oggi gli abitanti di Tafilalt grazie all' oasi con 800.000 palme da datteri  famose per i loro frutti, conducono una vita abbastanza confortevole. Simbolo di felicità e di prosperità i datteri sono presenti in molti rituali. L’ultimo centro abitato di un certo rilievo nel sud-est del Marocco è Rissani, città di origine dell’attuale dinastia regnante del Marocco e località di grande importanza storica. Venne fondata nel VII sec dalle tribù Zenet come importante tappa delle vie carovaniere. Questa cittadina posta ai bordi del Sahara segna la fine della strada asfaltata e l' inizio delle piste che portano al deserto. L’attuale centro abitato conserva alcune testimonianze del suo glorioso passato di capitale e di città santa. Tra queste spicca il Mausoleo di Moulay Ali Cherif, padre di quel Moulay Rachid che fu il fondatore della dinastia degli Alaouiti. Il mausoleo, chiuso ai non musulmani, è stato rapidamente ricostruito dopo la sua distruzione, nel 1955, in seguito a una piena del fiume Ziz. Prima di entrare nel Mausoleo la nostra simpatica guida Abi si lascia andare a esternazione vocale in dialetto napoletano! Troppo forte! Altra attrazione di Rissani è il suo suq, organizzato in quartieri. Buffo il parcheggio per gli asini dietro il quale si aprono gli spazi occupati dai mercati dei montoni e delle capre, dei legumi, delle spezie e dei datteri. All’ombra delle arcate di colore rosa, donne vestite di nero accovacciate per terra presentano i loro gioielli berberi in argento, sparsi su grandi nappe colorate. Sotto tettoie di foglie di palma e in stretti vicoli di muri di argilla sono in offerta gioielli, pugnali, tappeti, ceramiche e lucenti piramidi di datteri. Riprendiamo il viaggio lungo le strade del profondo sud marocchino attraverso vasti pianori circondati da colline. Si attraversano i villaggi di Alnif, Tazzarine  e Nekob prima di raggiungere la valle del Draa ed arrivare a Zagora. Facciamo una sosta per ammirare la Kasbah Oulad Othman costruita nel XVIII secolo ex casa di Caid Larbi, un importante caids Draa, che era un alleato di Glaoui durante la prima metà del 20 ° secolo. La kasbah è stato completamente rinnovata nella più pura tradizione dell'architettura del sud del Marocco.  Altra tappa allo ksar Tissergate situato a 8 km da Zagora e circondato da potenti mura, tra le quali scivolano stretti vicoli coperti per proteggere i passanti dall' assalto del sole, è uno dei meglio conservati del Marocco meridionale. Arriviamo a Zagora e alloggiamo allo scenografico Hotel Palais Asmaa.

 

10 settembre-Zagora-Ouarzazate (200 km)

 

Zagora, “la porta del deserto”. Un cartello stradale dipinto a mano mostra un tuareg ed una freccia verso il nulla e la scritta: Timbuctù 52 jours, cioè il tempo che era necessario alle carovane di beduini per raggiungere la mitica città africana dall' altro lato dell' immensa distesa sahariana. Zagora è una città situata nel sud del Marocco ed è il capoluogo della provincia omonima che si trova nella regione di Souss-Massa-Draâ. Nello specifico, si trova nella valle del fiume Draa e confina con il deserto sabbioso di Ilkhikhn n-Sahara. Gli abitanti della zona appartengono ad alcune delle tribù berbere dell’Atlas e di tuareg, i famosi uomini “blu”. Oggi risaliamo la valle del Draa. Il Fiume Draa, il cui corso è permanente in questo tratto, alimenta un rigoglioso palmeto lungo ben 200 km ai lati del quale sorgono numerose kasba berbere, le incantevoli residenze costruite in argilla, sassi e paglia. Disabitate, trascurate, queste signorili abitazioni stanno letteralmente dissolvendosi. Eppure sono cariche di fascino, di eleganza, di leggerezza, di gusto scenografico. I materiali di costruzione sono poveri, ma il risultato finale è ricco e la ricerca ornamentale produce complessi decori geometrici che alleggeriscono le mura e le torri conferendo all’insieme un aspetto aggraziato. All’interno spesso le sale si susseguono, illuminate attraverso finestre strette, per vedere all’esterno senza essere visti.

Ecco il palmeto rigoglioso. Un breve giro  ci permette di comprendere il sistema intricato e complesso di un’oasi e della coltivazione a tre strati, il più alto dei quali ha la funzione di fornire ombra a quelli inferiori: sopra di tutto le palme, sotto gli alberi da frutta e al suolo gli ortaggi. Ed ora due siti spettacolari. Ait Benhaddou si trova nella valle delle mille kasbah ed è una delle località più spettacolari dell'Atlante marocchino. La sua splendida Kasbah sembra un castello da favola fatto di sabbia che si affaccia sull'immenso deserto roccioso dalle diverse sfumature color pastello. La kasbah è del XVI secolo e da qui passavano le carovane che trasportavano sale da Marrakech verso il deserto riportando indietro oro, avorio e schiavi. Le sue mura sono ben conservate e utilizzate spesso come set cinematografici per film quali Il the nel deserto, Lawrence d'Arabia, Sodoma e Gomorra e Gesù di Nazareth. Oggi nella kasbah vivono sei famiglie che si guadagnano da vivere con l'agricoltura e il turismo. Sulla sommità ci accoglie un suonatore con uno strano violino monocorda. Nelle abitazioni tradizionali non arriva l'acqua corrente e tutti gli abitanti si approvvigionano da una fontana di acqua potabile ubicata nel centro del paese. Poco più in la sorge la città nuova, con case moderne stile kasbah, acqua in casa, una Moschea e una scuola. La kasbah de Taourirt, complesso intreccio di muri di pisé rosso ocra e di torri merlate che costituiscono un santuario fortificato è una visione magnifica. Ex residenza del pascià di Marrakech, Thami El Glaoui, è in corso di restauro grazie ad un programma dell'Unesco. Incastonata tra uno sfondo di paesaggi mozzafiato di montagna e il deserto del Sahara , la Kasbah Taourirt è una delle più belle kasbah del Marocco. In serata siamo a Ouarzazate all' Hotel Karam Palace.

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11 settembre-Ouarzazate-Skoura-El Kelaat m'Gouna-Boumalne Dades-Tinherir- Gole del Todrà-Valle del Dades-Ouarzazate (380 km)

 

OUARZAZATE 

La città moderna è molto tranquilla e di piccole dimensioni. Il centro antico, con le tipiche viuzze, si trova ai piedi della Kasbah di Taourirt, residenza negli anni Venti del pascià di Marrakech. Deve la sua notorietà alla presenza degli Atlas Corporation Studios dove sono stati girati numerosi film. A sud della città c'è il deserto.Da Ouarzazate a Boumalne si estende l’arida valle del Dadès, disseminata di kasbah e di villaggi fortificati unici.

 

SKOURA (Kasbah Amridl)

Atmosfera surreale, sembra un viaggio indietro nel tempo,hai sempre la sensazione che da un momento all'altro salti i fuori un personaggio delle fiabe,invece compaiono donne e bambini reali, sembra impossibile che esistano persone in grado di vivere in certi posti eppure ci sono.

Le così dette ''abitazioni'' non hanno altra luce se non quella proveniente dalla porta di ingresso che si apre in vicoli strettissimi, niente luce né acqua e niente di tutto ciò che per noi è indispensabile. Eppure sono sempre sorridenti e accoglienti,pronti ad offrirti tutto ciò che posseggono. Indubbiamente e' un'esperienza da fare che lascia un segno indelebile e quindi indimenticabile.

 

El Kelaat m'Gouna

Questa cittadina il cui nome significa "fortezza", si trova ad un' altitudine di 1450 mt nel cuore delle piantagioni di rose. Nel X sec i pellegrini di ritorno dalla Mecca portarono con sè la ROSA DAMASCEA in Marocco. Questi fiori dall' aroma pungente hanno sviluppato ina notevole resistenza al clima secco e freddo in cui vengono fatti crescere oggi. Ogni estate la raccolta dei fiori produce dalle 3000 alle 4000 tonnellate di petali che vengono portati alle due distillerie locali. Un parte viene usata per produrre acqua di rose per uso locale, il resto viene lavorato ed esportato per l' industria profumiera. Naturalmente Bianca fa abbondante scorta di prodotti....

 

Arriviamo a Tinerhir dove visitiamo una fabbrica di tappeti.

L’origine dei tappeti berberi risale al periodo paleolitico da parte di tribù berbere del nord Africa. I tappeti così creati prendevano il nome dalla tribù di appartenenza. I tappeti berberi fatti a mano sono tutt’oggi un’industria fiorente in molte zone rurali del Marocco e di altri paesi nordafricani. Molte famiglie berbere si guadagnano infatti da vivere producendo manualmente tappeti e vendendoli in mercati locali o a mercanti d’arte e turisti. Il linguaggio della tessitura berbera è tra i più complessi del mondo tessile. Spesso quando una donna tesse un tappeto questo funge anche da mezzo di comunicazione per le persone che le sono vicine. I disegni contengono infatti pensieri, idee, speranze e paure importanti. Spesso i simboli si riferiscono all’ambiente naturale, alla fertilità, alla nascita, alla femminilità, alla vita rurale, così come alla spiritualità e alle credenze. Molte tessitrici credevano infatti che i tappeti avessero il potere di tenere lontano il male. La presentazione della merce è preceduta dalla preparazione di un ottimo tè alla menta che ci viene offerto con molta gentilezza. Poi un personaggio che definirei "multicolore" per gli abiti variopinti che indossa, ci mostra la produzione della fabbrica e noi acquistiamo due piccoli tappeti che metteremo in bella mostra a casa.

 

Dopo Tinerhir è la volta delle magnifiche gole del Todra, che si chiudono man mano che le pareti salgono in altezza (raggiungendo i 300 m!). Le Gole del Todra si trovano a circa 15 chilometri da Tinerhir in una valle estremamente scenografica, ricca di palmeti e di villaggi berberi, per entrare in contatto con la semplice ma ospitale gente marocchina della regione del sud formano una spettacolare fenditura nella roccia, creando un profondo canyon che raggiunge l’altezza di 300 metri, con le pareti verticali che si stringono sempre più fino a formare uno stretto passaggio di soli 10 metri, attraversato da un torrente dalle acque cristalline, frequentato da gente berbera che attinge acqua, pascola capre o semplicemente si riposa in un' atmosfera naturale e sana. Il ristorante che ci ospita per il pranzo si affaccia proprio sul corso d' acqua, permettendomi di fare foto eccezionali. In serata si torna a Ouarzazate.

 

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