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“THE   AMERICAN   WAY   of  LIFE” 

Tra la West Coast e la Sierra Nevada  2008

In viaggio per visitare la West Coast ed in particolare le “Californie”, non è un errore questo plurale, ognuna orbitante intorno ad altrettanti punti focali: San Francisco e Los Angeles; due metropoli delle quali sembrano riflettere lo stesso carattere: tollerante ma più scontrosa ed europea la prima, vivacissima e solare la seconda. Basta aggiungere a tutto questo l’ incomparabile serie di bellezze naturali ed ecco le ragioni di un viaggio nella terra di un mito. 



IL NOSTRO VIAGGIO
 
 
 
 
 
 
 

Nove aerei (di cui due ad elica) e due elicotteri, questi i mezzi di trasporto che abbiamo usato nel nostro viaggio nella West Coast  che, passando per San Francisco e  Los Angeles ci ha uniti ai milioni di turisti che da tutto il mondo non riescono a sottrarsi al fascino di questa terra sulla costa pacifica. Anche l’ entroterra, però, offre una natura spettacolare: maestose montagne, splendidi laghi, affascinanti deserti. Non dimentichiamo Las Vegas, il paradiso per eccellenza del gioco d’ azzardo, che si trova in mezzo al deserto  e nel periodo estivo registra temperature diurne che superano abbondantemente i 40°C. Eppure la città “non dorme mai” e di notte è più luminosa che di giorno.

1a tappa  SAN FRANCISCO

I left my heart in San Francisco - Tony Bennett
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SAN FRANCISCO:  "L' EUROPEA"

 

La sua posizione unica su una baia che si affaccia sul Pacifico, le storiche cable cars, i quartieri caratteristici come Chinatown e North Beach, l’ indaffarata Market Street, il Fisherman’ s Wharf e il Golden Gate Bridge hanno reso la “Parigi dell’ ovest statunitense” una meta di viaggio molto amata.

 

 

 

 

 

26 agosto

Partiamo dall’ aeroporto di Napoli e dopo aver fatto tappa a Roma arriviamo a New York con un volo American Airlines il cui pilota Bob Tamburini è al suo ultimo viaggio prima della pensione. All’ atterraggio l’ aereo viene innaffiato dai mezzi antincendio dell’ aeroporto in quanto è questa la cerimonia di commiato dal comandante. Sarà l’ abbondante acqua versata sull’ aereo, certo è che un motore di quest’ ultimo viene “particolarmente” e “stranamente” curato da un meccanico….. La “cura” si protrae per troppo, troppo tempo e i passeggeri iniziano a essere fortemente preoccupati! Per fortuna decidono di cambiare aeromobile! Meno male! Arriviamo a San Francisco con molto ritardo e cerchiamo di recuperare il sonno perso all’ Handelery Hotel che si trova al centro della città, vicinissimo a Union Square.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

27 agosto

Iniziamo la nostra visita della città come al solito di buon’ ora iniziando proprio da Union Square che deve il nome ai grandi raduni a favore dell’ Unione che vi si tenevano durante la Guerra di Secessione. Qui si trovano dei grandi magazzini, compresi Macy’s, Nordstrom’s, Neiman Marcus e Gump, come pure grandi alberghi, librerie d’ antiquariato e boutique di firme famose. Al 140 di Maiden Lane ammiriamo un negozio progettato dal famoso architetto F.L. Wright, che è il precursore del Guggenheim Museum di New York in quanto è in questo negozio che fu sperimentata l’ esposizione lungo una rampa che si ritrova poi  nel famoso museo.  Percorriamo la Mason Street per recarci al Visitors Information Center dove prendiamo vari opuscoli sulla città e il City Pass per circolare sui mezzi pubblici. A poca distanza c’ è la piattaforma girevole del famoso “cable cars”  dove le vetture, che procedono in una sola direzione,  dopo la discesa dei passeggeri vengono spinte sulla piattaforma e ruotate sempre  a spinta da controllore e manovratore e posizionate nel senso di marcia. I clienti in attesa della corsa assistono ad un incessante andirivieni di musicisti ambulanti, gente in giro per shopping, turisti e impiegati. E’ uno spettacolo! Prendiamo il cable car che ci porterà a Chinatown dove i cinesi si insediarono nel 1850. Grant Avenue è la Chinatown turistica, con i suo portale d’ ingresso detto anche “Porta del drago” ed i lampioni dorati, tetti a pagoda ed empori zeppi fino al soffitto di ogni cosa. Nella vetrina di un negozio la dissacrante vendita di statuette in e immagini in tutte le salse di Mao,con riproduzioni del famoso libretto rosso. Lungo la Grant Avenue sorge la Old St Mary’s Cathedral, la prima cattedrale cattolica della città costruita nel 1854. Più avanti il Chinese Cultural Center e di fronte la Portsmouth Plaza, il centro sociale di Chinatown, dove la mattina la gente si esercita al “t’ai chi” e da mezzogiorno si raduna per giocare a dama ed alle carte. Proseguiamo fino al Cable Car Barn,  allo stesso tempo museo e centrale motrice del sistema tramviario. Al pianterreno si trovano le macchine e le ruote che avvolgono i cavi tramite il sistema di canali e di pulegge situato sotto le vie cittadine. Più avanti c’ è la Transamerica Pyramid che, con i suoi 48 piani e i 256 mt è l’ edificio più alto della città che contrasta non poco con gli edifici della vicina  zona storica di Jackson Square coi suoi stupendi negozi di antiquariato. Arriviamo, rigorosamente a piedi, a Fisherman’s Wharf dove nel tardo XIX secolo pescatori genovesi e siciliani fondarono l’ industria della pesca di San Francisco.

L’ attrazione più interessante è il Pier 39, un molo da carico nel 1905, ristrutturato nel 1978 per dargli l’ aspetto di un villaggio di pescatori e che ospita oggi molti negozi distribuiti su due livelli.  Gli artisti di strada e i divertimenti sono popolarissimi e non poteva mancare un bluesman che mi prende totalmente! Ma dalla buona musica passiamo bruscamente alle grida di una colonia di  circa trecento leoni marini che, arrivano a gennaio e   sono ospitati rispettosamente sulle banchine del Pier 39; delizia dei turisti ma un fastidio per gli abitanti. Dal molo si vede il Golden Gate che visiteremo tra poco.

Tra poco dicevo? Mi sbagliavo! Il Golden Gate è abbastanza lontano ma ci consola il fatto di arrivarci con un cosiddetto “tram storico”. Infatti la linea tramviaria che porta al Golden Gate Bridge usa vetture di tram provenienti da tutto il mondo: noi saliamo su uno milanese!

Ed eccolo il ponte, monumento famosissimo in tutto il mondo che offre panorami mozzafiato dalle sei corsie per i veicoli più una per i pedoni. Ci incamminiamo verso la metà del ponte fra violente e fredde raffiche di vento ma siamo compensati da una meravigliosa vista sulla baia verso la città ed anche sull’ isola di Alcatraz una volta sede dell’ omonimo penitenziario. Torniamo verso l’ albergo passando per la famosa Lombard Street, che essendo risultata troppo ripida con la sua pendenza del 27%, non permetteva che i veicoli la potessero salire per arrivare alla sommità di Russia Hill. Negli anni ’20 fu ristrutturata e la severità della sua pendenza fu attenuata co otto curve. Oggi è nota come la “via più tortuosa del mondo”. Le automobili,la percorrono solo in discesa e i pedoni si servono di scalini. Come primo giorno siamo abbastanza soddisfatti e…stanchi. Vicino all’ albergo ci accoglie un gruppo di bluesman che ci delizia l’ udito.  San Francisco è anche questo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

28 agosto

Al di là dell’ indaffaratissima Market Street si trova  Yerba Buena Gardens con il suo Center for the Arts, il più grande centro culturale della città, il Contemporary Jewish Museum ed al lato opposto il SFSMOMA, il museo d’ arte moderna e contemporanea. La costruzione del Moscone Center, il più grande centro congressi della città, diede avvio al progetti ambiziosi per Yerba Buena Gardens.  L’ hanno seguita residenze, alberghi, musei, gallerie, negozi, ristoranti e giardini. Nell’ Esplanade Gardens possiamo  passeggiare e rilassarci come i tanti cinesi che  praticano il “t’ai chi” o che provano  un balletto che, come ci dicono, servirà per un party in programma la sera stessa.  Una delle insegnanti cerca di insegnare a Bianca qualche passo di danza……Meglio che si diverta nel vicino parco giochi tra scivoli ed altalene! Percorriamo Market Street ed arriviamo all’ Embarcadero Center la più grande opera di rinnovamento urbanistico di San Francisco. Migliaia di impiegati e di clienti ne usano gli spazi aperti per riposare al sole e consumare il lunch. Quattro torri separate si innalzano di 35-45 piani sopra le piazze alberate e i passaggi pedonali sopraelevatii. L’ interno più spettacolare dell’ Embarcadero center è l’ atrio dello Hyatt Regency Hotel con un immenso globo scolpito da Charles Perry, intitolato Eclipse. Gli ascensori di vetro vanno su e giù lungo una parete portando i clienti del ristorante rotante  sul tetto “ Equinox”.

Oggi abbiamo in programma la visita ad Alcatraz e lungo la strada che ci porta al molo di imbarci, il Pier 33, passiamo per la Levi’s Plaza dove si trova la sede centrale della Levi Strauss, la casa produttrice di blue jeans. La piazza è costellata di rocce di granito e tagliata dall’ acqua che scorre a evocare lo scenario dei canyons della Sierra Nevada in cui lavoravano i minatori che per primi indossarono i jeans. Arriviamo al molo e ci  imbarchiamo alle 15.00 per arrivare alla famosa isola dopo un tragitto di un miglio e mezzo. La prigione di massima sicurezza il cui nome in spagnolo significa “pellicano” fu soprannominata “The Rock” dai detenuti e  alloggiava in media 264 dei più incorreggibili criminali del paese tra cui ci fu anche il famigerato gangster Al Capone, detto “Scarface”. La visita si protrae per oltre due ore e ci lascia veramente scossi pensando che le celle misuravano solo 1,5 per 2,7 metri, anche se io per sdrammatizzare avevo simulato una fuga da una di esse.. Non solo questo ci ha fatto pensare alla terribile vita dei detenuti: il clima era terribile in inverno in quanto l’ isola è battuta da venti gelidi anche in piena estate! E non bastava aver dato ai corridoi che separavano i bracci delle celle nomi come “Broadway” o “Times Square”…. Riprendiamo il traghetto del ritorno  godendo lo stupendo spettacolo della baia con lo sfondo del Golden Gate.  A cena andiamo al solito simpatico ristorantino vicino all’ albergo, tappezzato di foto aventi come soggetti personaggi del base-ball ed allietato da un pianista-bar simpaticissimo. Questa volta mi avvicino e si accorgono che sono italiano. Quando poi dico che sono di Napoli, subito parte “O sole mio” e mi coinvolgono a cantare in napoletano! Peccato che non ho la videocamera e non posso essere immortalato a San Francisco come lo fui al Cairo tre anni fa o a Stoccolma l’ anno scorso…. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

29 agosto

Altra corsa in cable car ed eccoci ad Hide Street Pier, il molo che fino al 1938, quando l’ apertura del Golden Gate lo rese obsoleto, era il centro dell’ attività sulla sponda nord della città. Adesso fa parte del National Maritime Museum ed è usato come ormeggio per la collezione di navi storiche. Tra queste visitiamo l’ Eureka, un ferryboat a ruote laterali costruito nel 1890, che traghettava treni tra lo Hyde Street Pier e le contee a nord della baia. Portava ben 2300 passeggeri ed era il traghetto più grande dei suoi tempi. Ma la star dell’ Hyde Street Pier è il veliero Balclutha varato nel 1886 che viaggiava tra la California e la Gran Bretagna portando frumento e carbone. Tra le altre imbarcazioni ci incuriosisce l’ Hercules, un potente rimorchiatore. In un negozio fornissimo di souvenir acquistiamo un bellissimo modello in bottiglia del Balclutha che metteremo insieme agli altri raccolti nei nostri viaggi. Visitiamo poi The Cannery (ex stabilimento Dal Monte) trasformata in centro commerciale con negozi, ristoranti ed un museo, e The Anchorage Shopping Center dall’ accattivante architettura. Lungo la strada del ritorno ci imbattiamo in una donna nera sui trampoli che con vistosa parrucca ad occhialoni canticchia per attrarre clienti nel centro commerciale ed  io commento: “che si fa per campare!”  Il ritorno in cable car  ci riserva una sorpresa inaspettata….Andando  su e giù per le strade della città, aggrappato, come tanti altri viaggiatori del resto, ad uno dei piantoni della vettura con una mano e reggendo con l’ altra la videocamera, faccio delle riprese mozzafiato, ma a un certo punto rallentiamo e vedo il manovratore in seria difficoltà nel governare il cable car ed il frenatore in affanno. Non ci facciamo prendere dal panico, anzi sentiamo dire che sono cose all’ ordine del giorno e che a breve arriveranno i tecnici. Manco a dirlo e arriva il servizio assistenza che in pochi minuti sostituisce l’ apparecchiatura di aggancio della vettura al “cavo” permettendoci di continuare il tragitto. (Vi invito a documentarvi sul funzionamento del “cable car”per capire la genialità del sistema, qui sarebbe troppo lungo spiegarlo.)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

30 agosto

Oggi siamo a Japantown, un grande angolo di Giappone nel cuore di San Francisco, ciò che per i cinesi è la vicina Chinatown, ovvero un punto di riferimento culturale e commerciale per la comunità originaria del Paese del Sol Levante. Nel cuore del complesso, incentrato su una pagoda di cinque piani, alta 22 metri, c’è il Pagoda Garden e una serie caratteristica di negozi e ristoranti. Ci fermiamo a lungo per assaporare profumi e sapori dell’ ambiente nipponico. Attraversiamo la città dirigendoci verso ovest con un bus velocissimo e ci troviamo al Golden Gate Park, un capolavoro di architettura di giardini, creato nel 1890 su un terreno sabbioso e incolto.  E’ qui che l’ accidentata Land’s End, teatro di tanti naufragi incontra l’ Oceano Pacifico. Purtroppo la nebbia, che sulla costa va a viene, non ci permette di vedere la distesa del mare ma che però “sentiamo” con tutto il suo fragore. Lì vicino è il Lincoln Park, che con il suo accuratissimo percorso di golf crea uno spettacolare contrasto. Pazienza, torneremo domani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

31 agosto

Ultimo giorno a San Francisco. La mattinata è splendida ma un po’ fredda; speriamo di vedere l’ Oceano e torniamo sulla costa dirigendoci col solito velocissimo bus verso Ocean Beach, un po’ più a sud di dove eravamo ieri. La maggior parte del confine occidentale di San Francisco è delimitata da questa vasta distesa di sabbia. Per quanto splendida se vista da Cliff House o dal Sutro Heigts, la spiaggia è pericolosa per le acque gelide e la forte corrente subacquea, comunque ci sono tanti ragazzi che fanno surf sfidando temperatura ed onde. Il panorama è suggestivo; l’ oceano dà quella sensazione di immenso che emoziona ed allo stesso tempo intimorisce. Uccelli marini, protetti dallo stato fin dal 1907, ci sorvolano incessantemente ed il loro canto è l’ unico rumore che si sente unito a quello della risacca. Percorriamo la battigia in compagnia di tanta gente accorsa per la splendida giornata di sole e bagniamo almeno le mani nell’ acqua ma Bianca viene investita da un’ onda troppo veloce e  finisce coi piedi a mollo!

Romanticamente io scrivo sulla sabbia “Bianca, Carlo, l’ oceano”.

Domani partiamo per lo Yosemite National Park distante 336 km a sud-est di San Francisco.

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